Scuola e Istruzione: la didattica a distanza è anche una sfida da accettare per migliorare la didattica in presenza.
La didattica a distanza aumentata in maniera esponenziale durante la crisi Covid da una parte è stata una risorsa per affrontare il lockdown, ma dall’altra ha mostrato tutti i suoi limiti. E’ stato fondamentale tornare alle lezioni in presenza, perché l’educazione vuole innanzitutto relazioni e socialità, ma bisogna anche saper cogliere i frutti della DAD. Ovviamente facendo attenzione affinché l’aula virtuale non sostituisca quella reale.
Non si può non essere d’accordo con Massimo Cacciari che parlando della didattica a distanza in una articolo per “La Stampa” ricorda che la scuola è educazione e non solo istruzione. Il Professore e Filosofo evidenzia che la DAD rischia di “appiattire il complesso processo dell’educazione sulla dimensione riduttiva dell’istruzione”. Secondo Cacciari “i messaggi che ci raggiungono in questo esordio della fase 2 a proposito della scuola sono ben più che allarmanti” perché c’è il rischio di “una definitiva e irreversibile liquidazione della scuola nella sua configurazione tradizionale, sostituita da un’ulteriore generalizzazione e da una ancor più pervasiva estensione delle modalità telematiche di insegnamento”.
La DAD è stata una necessità, e quindi tutti gli strumenti per attuarla sono stati di conseguenza una risorsa. Ma questa ovviamente non è scuola. C’è la necessità che si torni ad incontrarsi e confrontarsi, fare gite e uscite. Poi teatro, laboratori, palestra. Insomma tutto ciò che socializzazione.
Quando si tornerà in presenza bisognerà però fare tesoro di questa esperienza. Innanzitutto c’è da augurarsi che chi governa capisca veramente il valore della scuola. Perché in questa pandemia, dove genitori, insegnanti e personale scolastico tutto, hanno dedicato tutte le loro risorse e il massimo impegno per dare continuità didattica, bisogna ammettere che molte scuole sono state colte impreparate. Certo ci sono stati esempi di eccellenza. Ma in molti casi mancavano strumenti, formazione e competenze. E questo perché negli anni si è sempre risparmiato sulla scuola, come su molti altri settori. Non c’è stata l’attenzione necessaria all’innovazione. Poi, si spera, che gli strumenti per la didattica a distanza scoperti ed utilizzati durante il lockdown continuino ad essere usati. Sia ben chiaro, non per continuare con la DAD, ma per migliorare la didattica in presenza. Lezioni condivise con scuole di altre nazioni, per collaborazioni tra istituti di paesi diversi. Attività che vedano collegate scuole, università ed aziende, in cui attraverso queste tecnologie si possano creare strategie di formazione innovative e proficue sinergie.
E ovviamente bisogna fare attenzione ai pericoli. Il più grande dei quali è proprio quello di cui parlava Cacciari, cioè che la scuola in presenza venga liquidata dalla didattica a distanza. E il motivo è sempre lo stesso: “il risparmio”. Se in futuro si guarderà alle tecnologie della DAD proprio in ottica di risparmio, allora, si, c’è il rischio che ci troveremo di fronte alla fine della scuola. Ma se si deciderà di promuovere la didattica in presenza, e il digitale sarà utilizzato per arricchirla, ovviamente anche con incontri a distanza (ma devono ovviamente essere incontri dove i ragazzi, a scuola in presenza, si collegano con imprenditori, professori, tecnici, che non potrebbero ovviamente recarsi nella scuola), allora ecco che ci troviamo di fronte ad una risorsa. Ma ovviamente questo significherà investire in tecnologia, formazione, competenze. Spendere tempo e risorse e non risparmiare, come è stato fatto fino ad adesso.